Turris: il curioso appello di Capriola e l’incoerenza di una strategia che sembra al collasso. Dov'è finito il partner internazionale?
La recente dichiarazione di Ettore Capriola, massimo dirigente della Turris, lascia aperti interrogativi non da poco sul futuro del club biancorosso e sulla incoerenza delle strategie comunicative adottate dalla dirigenza biancorossa nelle ultime settimane.
Capriola, nel suo ultimo appello pubblico, invita apertamente Antonio Colantonio e altri imprenditori interessati a "aiutare" la Turris a farsi avanti per garantire la continuità del club e per creare "le giuste condizioni" per proseguire il campionato. Un messaggio che, se letto attentamente, appare ben diverso dalle rassicurazioni che la stessa dirigenza aveva fornito appena pochi giorni fa.
Dal partner internazionale al vuoto di garanzie. Basta tornare indietro di qualche settimana per ritrovare un altro comunicato ufficiale della dirigenza biancorossa, decisamente più rassicurante: "Siamo alla vigilia della settimana della svolta. Le trattative sono alle battute finali. Da lunedì si entrerà nella fase operativa degli accordi. (...) La Turris continua il campionato con una struttura societaria più forte. Da questo momento silenzio stampa per evitare di influenzare le persone”.
Questa dichiarazione lasciava intendere che un partner internazionale fosse ormai pronto a entrare in società, portando le garanzie economiche necessarie per affrontare le imminenti scadenze finanziarie. Eppure, a distanza di pochi giorni, il tono è cambiato: non si parla più di "struttura societaria più forte", ma di un appello a chiunque possa aiutare il club. Dove sono finite le trattative "alle battute finali"? E, soprattutto, che fine ha fatto il misterioso partner internazionale annunciato come il salvatore della Turris?
Un appello tardivo e disperato. L’invito generalizzato rivolto a Colantonio e agli "altri imprenditori interessati" suona più come una chiamata disperata per trovare chi possa farsi carico delle ingenti somme necessarie a evitare il collasso del club. Da qui al 16 dicembre, infatti, le scadenze sono stringenti, e senza liquidità immediata il destino della Turris appare segnato.
Se davvero si tratta di una situazione di emergenza, come sembra trasparire dall’appello, l’errore strategico appare evidente: perché non mobilitarsi prima? Per settimane Capriola ha rassicurato tifosi e città sostenendo che non ci sarebbero stati problemi a garantire la continuità del club. Oggi, con il tempo ormai agli sgoccioli, è lecito domandarsi se queste rassicurazioni non siano state un tentativo di guadagnare tempo, pur sapendo che la situazione finanziaria era già critica.
Il punto di non ritorno. Con ogni probabilità, siamo al punto di non ritorno per la Turris. Se non arriveranno soluzioni immediate, e soprattutto se Capriola non si farà carico in prima persona delle somme necessarie, il club sarà spacciato.