Due strade per il futuro della Turris. Ma puntare su "titoli altrui" può essere la soluzione più rischiosa...

Con l’esclusione dal campionato ormai prossima, la domanda che tutti si pongono è: quale sarà il futuro della Turris? Per far sì che il calcio torni a Torre del Greco, ci sono due soluzioni percorribili, una più immediata ma ricca di incognite, l’altra più onerosa ma più sicura per il futuro del club.
Opzione 1: Trasferire un titolo esistente da un'altra città. Una pratica ormai comune nei Dilettanti, soprattutto in Campania, è quella di trasferire un titolo sportivo da una città vicina, a patto che la sede legale rimanga nella stessa provincia. Non sarebbe una novità per la Turris: dopo il fallimento dell’era Pesce, i corallini ripartirono dall’Eccellenza con il titolo del Gaudianum. Stesso discorso nella gestione Moxedano, quando il titolo della Neapolis venne trasferito temporalmente a Torre del Greco, così come avvenne successivamente con il Miano durante l’epoca Giugliano.
Oggi, una strada simile potrebbe portare direttamente alla Serie D in tempi più rapidi, in caso di titoli già disponibili (Pompei?). Tuttavia, questa soluzione presenta almeno tre criticità:
1. Denominazione provvisoria – Almeno per il primo anno, il club dovrebbe avere un nome diverso da quello storico, come già avvenuto in passato.
2. Problema etico – Un’altra città verrebbe privata del proprio titolo sportivo, in favore di un’altra (“mors tua, vita mea”).
3. Incertezza sulla nuova proprietà – Sarebbe più difficile verificare la solidità e le reali intenzioni del gruppo imprenditoriale pronto a investire.
Pertanto, questa via potrebbe sembrare la più economica nel breve termine, ma i rischi sono molteplici, compreso quello di ritrovarsi nuovamente in mani sbagliate.
Opzione 2: Ripartenza in Eccellenza con una nuova società. L’alternativa, più solida e garantista, è quella disciplinata dall’articolo 52, comma 10, delle NOIF: “In caso di non ammissione al campionato di Serie A, Serie B e di Serie C, il Presidente Federale potrà consentire alla città della società non ammessa di partecipare con una propria società ad un Campionato della LND, di almeno due categorie inferiori rispetto a quello professionistico di origine”.
In questo modo, la Turris potrebbe ripartire dall’Eccellenza con il proprio titolo storico, completamente ripulito e affidato a una società nuova di zecca, senza alcun legame con la vecchia gestione. Infatti, il regolamento federale prevede che: “I soci e gli amministratori della nuova società non devono aver ricoperto, negli ultimi 5 anni, il ruolo di socio, di amministratore e/o di dirigente con poteri di rappresentanza in società escluse dal campionato o revocate dall'affiliazione FIGC”.
A gestire il processo, inoltre, sarebbe direttamente il sindaco, il quale sarebbe, da regolamento, l’unico autorizzato a presentare la domanda di ammissione in sovrannumero alla FIGC, dopo aver nominato una commissione incaricata di valutare le proposte dei gruppi imprenditoriali interessati. Sarebbe lo stesso percorso seguito da Bari con i De Laurentiis o da Salerno con Lotito, garantendo così alla città un filtro istituzionale per selezionare teoricamente una proprietà solida ed evitare altre gestioni scellerate.
L’unico svantaggio? Il pagamento a fondo perduto di 100.000 euro, una cifra superiore, forse, al valore di mercato, per trasferire un titolo già esistente. Tuttavia, questa somma fungerebbe da barriera naturale per scoraggiare soggetti poco affidabili e garantire che solo imprenditori seri e capaci si facciano avanti. Anche perché la città ha già pagato un prezzo altissimo per gestioni sbagliate: ora più che mai servono scelte ponderate, affinché la Turris possa rinascere con basi solide, nonché ritrovare la dignità e il rispetto che merita.