C’è vita oltre il derby: questa Turris non teme nessuno. E vi pare poco?
Il derby è finito, viva il derby. Turris-Juve Stabia non è solo numeri, dati e moduli tattici in movimento. E’ anche uno spunto di analisi sulla squadra di mister Fabiano e, soprattutto, sulla nostra capacità di leggere la realtà. E allora? Dove può arrivare la Turris? Raffinati analisti cittadini si dividono tra il partito del ‘vogliamo di più’, passando a quello del ‘può bastare’, per concludere con il tradizionale movimento del ‘forse è già troppo’.
Il confine è l’oggetto della riflessione attuale. Darsi un confine limita e, spesso, falsa di molto le cose. Dal derby con la Juve Stabia esce fuori una squadra ostinata che, grazie al lavoro del suo allenatore, riesce a trasformare in forza anche i momenti di fisiologica debolezza. Un lavoro di crescita emotiva straordinaria. Scrollarsi di dosso qualsiasi complesso di inferiorità nei confronti di un girone infernale per difendere gli interessi di un progetto societario pronto anche per nuove sfide future. Ma adesso conta l’oggi. E oggi possiamo dire che questa Turris non lascia un centimetro di campo a nessuno, avete capito bene. Aggiungete anche una certa dose di sana consapevolezza della realtà che vince sulla solita prosopopea calcistica fatta di squadre incoscienti che vogliono sognare, quelle che per noi tutto è possibile e che poi si schiantano al suolo dopo tre giornate.
Noi, semplicemente, andiamo avanti, partita dopo partita. E adesso, alle porte, si intravede il primo vero ciclo di gare che gli esperti definiscono ‘terribile’. Chissà, magari davvero le cose stanno così. Magari però è anche inutile mettersi a pianificare le prossime mosse: ‘Bene, qui serve questo risultato, poi questo e li quell’altro ancora’. Quando invece ciò che serve è soprattutto ‘alzare l’asticella’, della capacità di essere equilibrati nell’analisi del periodo. Questa è la grande causa a cui la Torre del Greco sportiva è chiamata per proteggere il ritorno nel professionismo, anche da sé stessa. Prendere in braccio le nostre responsabilità, caricandocele sulle spalle e non lasciarle cadere, per non cadere noi stessi. Per farlo serve una spinta positiva che prenda il posto della solita paura da catastrofe imminente. Perché non c’è alcuna paura che ci attende alla prossima curva e nemmeno a quella successiva. C’è solo una società e una squadra che costruiscono ponti sugli ostacoli, superano prevenzioni e luoghi comuni colmando le distanze. Una Turris che, a prescindere dal peso delle prossime sfide, non teme il blasone di nessuno. E tutto questo vi pare poco?
Ettore Troia