La Turris resta ostaggio di chi l'ha affossata. Ora solo la Procura Federale può staccare la spina...

25.01.2025 11:00 di  Vincenzo Piergallino   vedi letture
La Turris resta ostaggio di chi l'ha affossata. Ora solo la Procura Federale può staccare la spina...

L’uscita di scena di Rosario Primicile ed Eduardo Imbimbo segna l’epilogo di un capitolo mai davvero aperto nella travagliata stagione della Turris. Non tanto per le figure in sé, ma per il simbolo che il loro ingresso avrebbe rappresentato: una nuova gestione tecnica, una possibilità di risalita dal baratro in cui la squadra era precipitata. Con il loro addio, si spengono definitivamente anche quelle flebili, residue speranze di una salvezza o chiusura dignitosa per i colori biancorossi che, a questo punto, appare irraggiungibile.

Il ritorno all’ex ds: una missione suicida. Il riavvicinamento dell’ex direttore sportivo, figura cardine della gestione Colantonio, si è rivelato un autogol fatale. L'epilogo di questa breve parentesi ha confermato che, chiunque tenti di collaborare con l’attuale proprietà biancorossa, pur volendo ammettere gli intenti nobili e apprezzabili riferiti dai diretti interessati per giustificare il proprio coinvolgimento, finisce inevitabilmente per essere travolto da un sistema caratterizzato da inadeguatezza, disorganizzazione e una gestione che si è mostrata fallimentare sin dall’inizio.

Un’eredità complessa, ma non insormontabile. È vero che la Sport and Leisure, società detenuta da Ettore Capriola e subentrata lo scorso giugno, ha ereditato un club in condizioni finanziarie critiche. Ma è altrettanto vero che, senza quella situazione debitoria, il passaggio di proprietà non sarebbe avvenuto a costo zero. Inoltre, la situazione debitoria, seppur grave, non sembrava affatto irrecuperabile. La maggior parte dei debiti (circa un milione e mezzo) riguardava l’erario e, in passato, altre società sono sopravvissute a scenari ben peggiori. Sarebbero bastati competenza, risorse e volontà per risanare il club e garantirgli ancora diversi anni di militanza nei professionisti.

Un disastro annunciato. I fatti, però, raccontano una storia diversa. Chi ha rilevato la Turris non ha fatto alcun passo concreto per risanarla, se non in maniera estremamente tardiva. La richiesta di ristrutturazione del debito, ad esempio, è stata presentata solo pochi giorni fa, dopo il blocco dei conti dovuti a vari pignoramenti, ed è stata congelata per richiesta di documentazione suppletiva. Nel frattempo, i debiti preesistenti, lasciati a marcire, si sono aggravati. A questi si sono aggiunti quelli accumulati direttamente dall’attuale gestione, trasformando quella che era una malattia in un male incurabile.

Accanimento terapeutico: la Turris come ostaggio. La situazione, ormai irreversibile, non trova però una conclusione naturale. Quello che sta accadendo alla Turris ha tutto il sapore di un accanimento terapeutico. Nonostante l’incapacità conclamata di garantire il minimo indispensabile per proseguire dignitosamente – come dimostra l’impossibilità di sbloccare il mercato in entrata per un debito di poco meno di 100.000 euro – i vertici del club non sembrano disposti a “staccare la spina”. Il timore è che si voglia tenere in vita artificialmente una società già agonizzante, anche a costo di affrontare umiliazioni su tutti i campi, anche a costo di schierare ragazzini per tappare i buchi, anche a costo di infangare una maglia storica e tradire la passione di una tifoseria blasonata. Tutto questo per quale motivo? Forse, per salvare la fideiussione da 350.000 euro, che andrebbe persa in caso di abbandono anticipato del campionato?

L’incubo di un lento declino. La paura dei tifosi è che questo incubo non finisca presto. L’unica via d’uscita, a questo punto, potrebbe arrivare solo da un intervento della Procura Federale che porti alla radiazione del club, qualora ratifichi nuove inadempienze dopo la prossima scadenza del 16 febbraio e metta definitivamente la parola "fine" sulle sofferenze biancorosse. Un epilogo doloroso, ma visto da molti come l’unica soluzione per spezzare il circolo vizioso in cui la Turris è intrappolata e dal quale potrebbe non liberarsi nemmeno con la conclusione di questa stagione. Non è difficile immaginare cosa passi nella mente dei tifosi corallini, soprattutto di quelli non più giovanissimi, a quali tornano in mente gli anni dell’era Pesce: ignobili retrocessioni dalla Serie D all’Eccellenza e poi fino alla Promozione, prima che il fallimento consentisse di ripartire da zero con una nuova proprietà e un nuovo titolo sportivo, seppur dall’inferno dei dilettanti.