Turris, analisi di un'involuzione. Quella frase dal sapore di presagio ed un urgente ritorno al passato...
“Il girone di ritorno sarà tutta un’altra storia” non era la solita frase fatta. Anzi, si sta rivelando un vero e proprio presagio. Lo dicono innanzitutto i numeri e quelli non sono mai frutto del caso: la Turris, infatti, ha già quattro punti in meno rispetto alle prime due partite del girone d’andata. Anche a testimonianza, se ancora ce ne fosse bisogno, di quanto favoloso ed eccezionale sia stato il cammino soprattutto ad inizio campionato (dieci punti nelle prime quattro partite). Quel cammino favoloso ed eccezionale non certo nato dalla casualità, ma da una squadra che aveva fatto dell’umiltà, del saper soffrire, della determinazione, del sacrificio, del carattere operaio, della voglia di stupire, il suo vestito migliore con il quale andare finanche oltre i propri limiti. Quelli dei singoli e quelli del collettivo.
Al netto di qualche elemento che non sta rendendo (un irritante Pandolfi su tutti), di una difesa non più ermetica e di un carattere camaleontico necessariamente da recuperare, in queste due partite di ritorno, invece, la squadra è sembrata mentalmente involuta, senza mordente, quasi come se nella sua testa si sentisse già salva, come se l’obiettivo fosse stato già raggiunto ed invece è ancora tutto da conquistare. Perchè con ventisette punti al giro di boa, un piede nella salvezza ce l’hai messo, ma adesso devi metterci anche l’altro. E devi farlo quanto prima. A Terni, in casa della capolista alla ricerca della vittoria record, questa squadra andò sotto di un gol e questa stessa squadra ebbe la forza e la determinazione di reagire e ribaltarla. Poi, subìto il pareggio (dopo aver sfiorato il terzo gol), seppe soffrire fino all’ultimo minuto. Idem a Bari, dove sicuramente ci fu anche fortuna, ma soprattutto una Turris che in campo mentalmente c’era e quella Turris la fortuna sapeva anche cercarsela.
Qualche editoriale fa paragonai questa squadra ad uno studente volenteroso che era in grado di ottenere voti eccellenti perché, conscio dei propri limiti, studiava tanto, anche di notte. E di essere perfino superiore a quello intelligente che, sentendosi il migliore, “non si applica”. Ecco, il punto è tutto qui: la Turris deve tornare lo studente che resta sui libri fino a tardi, quello che supera così i propri limiti. Con l’impegno, il sacrificio e l’abnegazione. Con il cuore e con il sudore. Senza questi elementi si finisce in un vortice pericolosissimo, quello che ti costringe a cercare punti salvezza fino all’ultima giornata. Di storie così, finite male, ne abbiamo viste tante. Ed anche questa non è una frase fatta…