Turris, sopravvivenza o accanimento terapeutico? Lo scopriremo dal ruolo futuro di Colantonio…
Per la Turris, dopo aver scansato una vergognosa radiazione, si può parlare di sospiro di sollievo ma non certamente di trionfo. La sopravvivenza odierna è stata strappata con le unghie e con i denti, a poche ore dalla scadenza fatale, grazie al cambio crediti tra Capriola e Colantonio, ma con una corsa contro il tempo tremendamente affannosa e farraginosa, ingiustificata per quella che dovrebbe essere una mera gestione ordinaria di un club di serie C, con un monte ingaggi inferiore al milione d'euro e introiti da record sul fronte minutaggio.
Tra l’altro, i 300 mila euro racimolati con l’aiuto fondamentale dell’ex patron biancorosso non sono stati sufficienti per coprire tutte le spese arretrate accumulate, complice anche l’approvazione solo parziale del rateizzo INPS. Per questo motivo gli stipendi di settembre non sono stati saldati e, pur evitando la morte anticipata, sembra ormai scontato un nuovo -1 in classifica.
La sensazione, pertanto, è che da una parte si sia evitato il baratro, ma che dall'altra resti ancora irrisolto il vero problema: la profonda inadeguatezza gestionale dimostrata dalla nuova proprietà fin dal suo avvento, confermata dalla disperata corsa contro il tempo degli ultimi giorni. Accumulando penalizzazioni per un totale di -6 punti (5 già applicati e uno in arrivo), ascrivibile alla nuova società, la classifica biancorossa è oggi drammaticamente compromessa, tanto che, anche solo giocarsi le chance salvezza ai playout appare comunque una missione difficilissima.
La domanda, a questo punto, è inevitabile: la Turris ha davvero gettato le basi per un reset societario non più rimandabile o ha semplicemente prolungato un’agonia che, fra qualche mese, potrebbe riproporre le stesse angoscianti dinamiche?
Un ruolo cruciale lo giocherà il coinvolgimento di Antonio Colantonio. Il suo intervento in extremis con il cambio crediti è stato un aiuto provvidenziale, ma sarà anche il preludio a una gestione operativa in cui l’ex patron prenderà le redini della barca insieme al suo staff, assicurando gli investimenti necessari per il mercato di gennaio e le risorse per concludere la stagione senza ulteriori patemi? Oppure si tratterà di un intervento estemporaneo, utile solo a rimandare l’inevitabile?
Se quest’ultimo scenario dovesse realizzarsi, parlare di sopravvivenza sarebbe un errore: si tratterebbe, piuttosto, di un mero accanimento terapeutico, destinato a ripresentare il conto nei prossimi mesi.
Quel che è certo è che non è più riproponibile una politica basata esclusivamente sulla monetizzazione dei crediti d’imposta. Servono risorse liquide immediate e un progetto chiaro, con ruoli definiti e competenze certe, oltre che qualificate. Solo così si potrà evitare che il miracolo delle ultime 48 ore resti un salvataggio inutile e si possa, invece, guardare al futuro con un minimo di speranza.