LA CASA DI CORALLO - Stagione n.2 (1980–1993): un baule pieno di fallimenti, talenti e partite passate alla storia...
La casa di corallo
Seconda stagione (1980 – 1993)
Un bambino di sette anni, nel 1980, è semplicemente un bambino di sette anni. Un padre quarantenne, invece, è già un mondo in via di definizione che non accetta più ulteriori cambiamenti.
Un bambino di 7 anni ed un padre quarantenne, domenica 23 novembre 1980, sono seduti sul divano di casa in attesa di notizie precise sulla partita della Turris sul campo della Salernitana (1-1). Sembra una domenica come le altre quella che, invece, decide di produrre una traiettoria con effetto sussultorio e incomprensibile. Eccola la vita ordinaria che diventa precaria, che manda in frantumi pensieri e prospettive.
Adesso c’è un racconto da cambiare sui libri di scuola, con quel capitolo dal nome inquietante: ‘Il terremoto dell’80’. Tutto questo per dire che ognuno di noi conserva una sua idea, un ricordo personale di quegli anni, di quella mutazione anche calcistica che verrà di li a poco. Sì, perché nella stagione 1981/82 comincia un’altra storia, quella del difficile rapporto della Turris con la serie C2. Un periodo diviso nettamente in due fasi con in mezzo una pericolosa eccezione ad un passo dal baratro (1986/87). Annate ardite ed incisive fallite sul più bello (1981/82, 1984/85) e momenti tristi e sfocati, fino a periodi di gestioni oculate e conservative come quelle della famiglia Vecchietti.
Un baule pieno di fallimenti, talenti e partite passate alla storia: Turris – Brindisi (1982) e Turris – Licata (1985) rappresentano in pieno quegli anni con tutto il bagaglio di promozioni sfiorate. Perché se hai Giorgio Lunerti dalla tua parte vuol dire che il dio del calcio sta vegliando su di te. Per non parlare dei vari Modica, Tufano, Scardino, Arena, Martin, Spica, Tani, Vivarini, Gautieri, Della Monica e Fida. Eppure i conti non tornano mai. Voglio dire che per buttarsi con la testa dove altri non avrebbero messo nemmeno un piede non poteva bastare un elenco di nomi, seppur di gran lusso. Mancava forse una mente folle e una lingua impossibile da marcare.
E quando sulla panchina della Turris arriva Antonio Merolla (1993/94) essere un bambino di 7 anni significa essere un privilegiato. Quando arriva Antonio Merolla sulla panchina della Turris essere un padre quarantenne, invece, significa diventare un uomo pronto a riscrivere il corso degli eventi. Stanno per arrivare le traiettorie coralline più irrazionali di sempre, quelle che ci colpiranno un attimo prima, senza avvisare mai. Come farebbe un amore troppo giovane. Come le tante, troppe partite della vita. Come la scritta sul muro di via Cupa Cianfrone. Già, il famoso ‘risorgeremo’. Sei stato proprio bravo Diaz. Davvero.
Ettore Troia