La maledizione del binario Liguori: in queste condizioni il treno della C non passerà mai...
'Ho perso il treno? Vuol dire che prendo il prossimo. Scusate, sapete a che ora parte?'. Chi legge mi perdonerà, ma il treno è la metafora ideale per chi vuol prendersi la briga di approfondire questa storia che è, alla fine, la versione tascabile del romanzo di una vita. In realtà avrei potuto intitolarlo 'questa città merita uno stadio' ma qualcuno ci è arrivato prima e potrebbe denunciarmi (giustamente) di plagio. Allora chiamiamola come ci pare che il concetto è sempre lo stesso.
Sempre lo stadio 'Liguori', sempre le responsabilità politiche, sempre il colpo di scena pronto a rovinare una attesa lunga vent'anni. Che anno è? Potrebbe essere tranquillamente il 1989. La storia è fatta di muri che crollano, statue deposte, speranze nuove al posto di quelle vecchie. È il ciclo della vita. Della vita degli altri, non dei torresi, ma questo lo capisci dopo. Lo capisci da grande, quando i pensieri diventano solo tuoi, facendosi originali. Capisci così che a Torre del Greco certe cose si possono nominare e certe no. La politica e raffigurata come una enorme università della strada nell'esercizio delle sue funzioni. Tipo l'antica Grecia. Raffigurazioni di divinità tragicomiche, fuori dalla realtà, oggetto di racconti sempre buoni a deliziare la popolazione.
'I politici ci fanno sentire persone migliori'. Primo errore culturale: i politici ci rappresentano, quei politici siamo noi. Guai poi ad avere sogni, aspirazioni sociali, collettive (nel nostro caso sportive). Siete tifosi della Turris? Qui il politichese è lingua di popolo: "Ancora con lo stadio nuovo? Noi non sappiamo se campiamo fino a domani e questi pensano al campo nuovo! Questo qua non va bene?' E così tutto diventa presunzione ('andate prima in C'), rimpallo ('non dipende da noi'), delirio ('basta togliere la pista di atletica'), fastidio ('questo sarebbe il ringraziamento?'). Quindi, a forza di rassicurazioni, eccoci alla ricerca di uno stadio 'in deroga' (passaggio obbligato e adesso pure necessario) per permettere alla Turris di iscriversi al prossimo campionato di lega Pro.
Perché, a forza di aspettare di morire da un momento all'altro, questa squadra e i suoi tifosi sono sopravvissuti pure alla politica e alla sua sconcertante pochezza. Eppure lo stadio 'Liguori' non è pronto ancora, pensate. Manca ancora un'ultima toppa, almeno fino alla prossima. Chissà, magari il cavaliere Amerigo Liguori ha smesso di lottare, oramai sfinito. Perché il segnale è chiaro: se davvero questa città e la sua squadra di calcio hanno ambizioni di futuro è tempo di ripensare spazi, forme e modi per entrare nel mondo moderno con un pallone tra i piedi. Si, questa città merita uno stadio e una classe politica all'altezza delle sfide imminenti. Ma questa città, però, necessità anche di una cittadinanza che smetta di campare di alibi morali e dei tanti vuoti culturali frutto delle proprie scelte politiche e sociali. Mentre noi siamo qui che non c'è tempo da perdere. Sono vent'anni che aspettiamo. È stato annunciato, certo. Ma su questo binario il treno della serie C e del professionismo non passerà mai. Almeno, non in queste condizioni. Su questo binario chiamato Liguori ci scusiamo sempre per il disagio. Guarderemo sempre un orologio vecchio e, oramai,senza lancette. Del resto, se ci pensate bene, questo è un orologio su un binario fuori dalla storia che indica un tempo passato per sempre. Il suo tempo.
Ettore Troia