Turris, l’alba di una nuova era: pazienza, umiltà, entusiasmo per godersi la C!
Finalmente, ci siamo. Dopo mesi insoliti, dopo una stagione interrotta sul più bello ma salvata dalla promozione, la Turris è pronta a rituffarsi nel mondo della serie C. Un contesto, quello del calcio professionistico, che per 30 anni consecutivi era stato l’habitat naturale della città dei fiori del corallo, salvo smarrirlo negli ultimi 20. Un lasso di tempo nel quale tante cose sono cambiate, a cominciare appunto dal mondo del calcio, incupito ai tempi del Covid senza il calore e l’aggregazione dei tifosi, ingabbiato nell’epoca del distanziamento sociale.
Sicuramente non era lo scenario che Torre del Greco sognava, ma per il momento bisogna accontentarsi di questo palcoscenico, nella speranza che l’emergenza sanitaria giunga a conclusione e possa permettere presto di ripopolare gli stadi con la solita passione e festa di colori. Nel frattempo, però, la Turris deve mantenere la categoria per farsi trovare “pronta” al ritorno alla normalità. Non sarà facile conseguirlo, inutile nascondersi, dato che il girone C quest’anno ha tutti i crismi di una serie B. Oltre a valori tecnici all’altezza della situazione, per avere la meglio in questo raggruppamento infernale, costituito da tante piazze blasonate ricche di storia, imprenditori e città tra le più popolate d’Italia, saranno necessari tre ingredienti per non arenarsi in mezzo al mare, da maneggiare sapientemente all’unisono tra società e tifosi.
1: LA PAZIENZA. E’ pretestuoso, oltre che rischioso, pensare che la Turris detti legge su ogni campo, così come aveva fatto nell’ultimo biennio. L’obiettivo è cambiato, ci sono avversarie diverse, con budget diversi. La Turris deve conservare la categoria e ciò implica domeniche di sofferenza, giornate nelle quali anche il punticino maturato in maniera affannosa può essere visto col bicchiere mezzo pieno. Urge un cambio di chip rispetto all’ultimo biennio, dove il tifoso corallino era stato abituato a tante vittorie e rarissime delusioni, bisogna “riabituarsi” anche all’idea di qualche risultato negativo, valutandolo con spirito costruttivo e senza depressioni.
2: L’UMILTA’. Proprio perché la Turris mancava nel calcio professionistico da tanti anni, va messo anche in conto un processo di adattamento alla nuova realtà, che all’inizio potrà rivelarsi brusco e difficoltoso. Nuove dinamiche, nuovi modus operandi, nuove organizzazioni, che dovranno essere rapidamente consolidate da una società “vergine” in questo tipo di contesto, così come lo era tre anni fa quando lasciò il calcio delle giovanili per cimentarsi con quello dei grandi. Accumulare esperienza, a volte, implica anche commettere errori e, così come allora, la piazza deve avere l’umiltà di metterli in preventivo. Allo stesso tempo, la società deve avere l’umiltà, eventualmente, di riconoscerli e di accettare anche possibili critiche, proprio come aveva fatto all’inizio della propria gestione, senza chiudersi a riccio. Un anno difficile quello, ribattezzato come l’anno zero dell’era Colantonio, conclusosi con una salvezza batticuore ai play-out, ma che fu la prima pietra per costruire il percorso vincente che ha portato la Turris al tanto agognato ritorno in terza serie. Da evitare a qualsiasi costo la presunzione, che spesso e volentieri nel mondo del calcio si rivela la prima causa della caduta verso il baratro. E la storia del calcio a Torre del Greco ne conserva svariati esempi…
3: L’ENTUSIASMO. Per Torre del Greco, per la Turris, è l’alba di un nuovo inizio. Misurarsi in un contesto così nobile deve essere recepito con grande entusiasmo, spesso e volentieri lo strumento principale per oltrepassare i propri limiti. Piedi per terra, tanto rispetto ma nessuna paura e tanta voglia di continuare a sognare ancora per dimenticare, attraverso il calcio, le problematiche del presente. In bocca al lupo Turris, bentornata in serie C!