2024 - L'annus horribilis della Turris: dal bluff Guardascione ai disastri dell'era Capriola. Tra tensioni, delusioni e rassegnazioni...
Il 2024 per la Turris si chiude con un bilancio che non potrebbe essere più sconfortante, segnando uno degli anni più travagliati della storia corallina. Un anno cominciato male e finito persino peggio, tra disillusioni sportive, caos societario e una tifoseria ormai stremata.
L’anno, infatti, si era già aperto sotto i peggiori auspici: tre sconfitte consecutive contro Benevento, Crotone e Sorrento avevano fatto precipitare la squadra in piena zona playout. La crisi sul campo aveva portato all’esonero di Bruno Caneo, chiudendo bruscamente un progetto triennale con il tecnico di Alghero. Dopo il rifiuto di Pino Raffaele, il club aveva puntato su Leonardo Menichini, tecnico navigato ma chiamato a lavorare in un contesto di crescente instabilità.
La cessione bluff e la frattura con i tifosi. A gennaio, però, lo scossone più clamoroso non arrivava dal campo, bensì dalla gestione societaria. Con un comunicato a sorpresa, il presidente Colantonio annunciava la cessione del club a Francesco Guardascione, un nome fino ad allora sconosciuto ma dalla web reputation tutt’altro che positiva. Infatti, la trattativa si rivelava un bluff soltanto poche ore dopo. Nel giorno successivo, Colantonio dichiarava di essere stato “vittima di una truffa da parte dei potenziali acquirenti e di aver agito in buona fede di fronte alla possibilità di un futuro migliore per la Turris”, riferendosi a bonifici falsi che annullavano l’operazione annunciata la sera precedente, e prometteva di continuare a sostenere la società. Nonostante gli acquisti dell’ultima ora per rinforzare la rosa (alla spicciolata arrivavano i vari i Panelli, Casarini, Ricci, Siega e Yallow, molti dei quali si riveleranno decisivi per il raggiungimento del traguardo), l’episodio segnava un punto di rottura con una larga fetta della tifoseria, che da quel momento avviava una contestazione permanente verso la proprietà.
La salvezza in extremis e l’avvento di Capriola. Sul campo, la Turris riusciva a risollevarsi grazie alla gestione Menichini, conquistando una sofferta salvezza diretta all’ultima giornata con una vittoria sul già retrocesso Brindisi. Ma l’estate portava nuove turbolenze, alimentate anche da voci ricorrenti sulla complicata situazione patrimoniale del club, che nel frattempo aveva presentato al Tribunale di Torre Annunziata una richiesta di ristrutturazione del debito. Colantonio annunciava il proprio disimpegno e una serie di trattative fallimentari (su tutte quelle saltata in extremis con il socio di minoranza Vincenzo D’Oriano) culminavano con la cessione del club, proprio alle ultime battute, alla Sport and Leisure, società di Roma detenuta da Ettore Capriola, un imprenditore locale al suo esordio assoluto nel calcio.
La nuova proprietà, salutata inizialmente con entusiasmo e presentata in pompa magna con una conferenza roboante, moderata addirittura dal noto cronista Marco Civoli, nella quale si annunciavano "acquisti di alto spessore", rivelatisi presto un flop, si mostrava ben presto inadatta al compito. Bugie, inadempienze finanziarie, nonché scontri continui con la piazza e la stampa, gettavano benzina sul fuoco di una situazione già esplosiva. I 5 punti di penalizzazione accumulati nei primi mesi della stagione erano il simbolo di una gestione disastrosa, che portava la squadra a navigare nei bassifondi della classifica.
Il crollo definitivo. A dicembre, il rispetto solo parziale delle sopraggiunte scadenze finanziarie preannunciava una nuova penalizzazione, attesa per l’inizio del nuovo anno. La tifoseria, ormai esasperata e dilaniata dalle macerie dei mesi precedenti, aveva perso la speranza e la forza di unirsi in una protesta vigorosa. Alcuni arrivavano addirittura ad auspicare la scomparsa del club, considerata un’alternativa meno dolorosa rispetto all’umiliazione di assistere alla lenta agonia della propria squadra del cuore.
Insomma, il 2024 avrebbe dovuto essere un anno di celebrazioni per l’80esimo anniversario della fondazione della Turris. Invece, si è trasformato in un “annus horribilis”, chiuso tra rassegnazione e amarezza. Ora, per una piazza martoriata, l’unica speranza è che il 2025 rappresenti l’anno della rinascita, per restituire dignità e rispetto a una storia che meriterebbe ben altro epilogo.