Turris, i crediti d’imposta e un fallimento annunciato: perché non si può gestire un club senza liquidità…
La gestione della Turris da parte di Ettore Capriola si sta rivelando una parabola drammatica, tendente alla tragedia, con il club ormai sull’orlo della scomparsa. La scadenza del 16 dicembre, con 570 mila euro ancora da saldare, evidenzia una crisi finanziaria profonda e, soprattutto, un modello gestionale insostenibile, fondato essenzialmente sulla compravendita di crediti d’imposta legati al Superbonus 110% (cioè agevolazioni fiscali ottenute da lavori edilizi, che possono essere venduti o usati per pagare tasse e contributi) piuttosto che su reali iniezioni di capitale.
Andando a ritroso nel tempo, i primi dubbi sulla reale consistenza del modello gestionale della nuova proprietà nascono già in estate, con il caso fideiussione. Un aspetto emblematico è rappresentato dalla questione dell’iscrizione al campionato 2024/2025. Infatti, secondo quanto dichiarato dall’ex patron Antonio Colantonio, senza essere smentito dai diretti interessati, l’operazione è stata resa possibile grazie al suo intervento, anticipando 200 mila euro per completare la fideiussione di 350 mila euro. Questi fondi, però, sempre secondo una nota stampa emanata tempo fa dallo stesso Colantonio, non gli sono stati successivamente “restituiti” da Capriola sotto forma di capitale proprio. Al contrario, la cifra è stata compensata mediante la cessione di crediti d’imposta da parte del CO.MU. Consorzio Multiservizi, società riconducibile allo stesso Capriola. In altre parole, l’attuale proprietà, nel caso specifico, non ha messo sul tavolo denaro reale, ma ha utilizzato i crediti come unica moneta di scambio per far fronte già ai primi impegni economici.
Inoltre, tra la Turris e il CO.MU. Consorzio Multiservizi risultano tre contratti di cessione di crediti d’imposta per un valore complessivo di 193.599,25 euro. Questi crediti sono stati subito utilizzati dalla Turris tramite modello F24, principalmente per saldare debiti fiscali, ritenute e rateizzazioni della precedente stagione sportiva, tra l’altro compensati da intervento successivo dello stesso Colantonio sotto forma di sponsorizzazione, dopo accordo transattivo trovato in quel di ottobre, a seguito di riunione in sede istituzionale. Questo sistema, però, solleva dubbi significativi, a cominciare dal fatto che il CO.MU. è una società riconducibile allo stesso Capriola, il che rende la dinamica della compravendita quanto meno controversa.
In sostanza, il caso della fideiussione e i contratti con il CO.MU. confermano un punto fondamentale: Capriola non sembra aver mai avuto la liquidità necessaria per sostenere la Turris in una categoria molto impegnativa come la serie C. Affidarsi esclusivamente ai crediti d’imposta per coprire debiti e scadenze finanziarie non è solo inadeguato, ma rappresenta un modello di gestione che non lascia spazio alla crescita o alla stabilità. Insomma, con questo modus operandi il destino del club era praticamente scritto fin dall’inizio…